giovedì 10 novembre 2016

Finanziamento pubblico ai giornali 2019

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Finanziamenti - Agevolazioni - Norme - Tributi Operativi su tutto territorio Italiano ROMA. L’Editoria italiana ha subito negli ultimi anni molteplici riforme legislative per quanto concerne i finanziamenti erogati a livello statale, delineando un trend di riduzione delle risorse erogate in qualsiasi secondo le diverse forme in modo verticale dallo stato italiano. Guardando ai dati degli ultimi due anni, si nota come i finanziamenti pubblici ai giornali siano stati superiori a milioni di euro. Finanziamento pubblico ai giornali , ecco l’acconto da mln: big fanno il pieno.


Il Movimento Stelle, con Vito Crimi all’editoria, punta all’eliminazione del finanziamento indiretto ai giornali che passa anche con lo stop alla pubblicazione degli annunci di gare pubbliche sui quotidiani. L’intenzione del governo era quindi quella di andare verso una progressiva cancellazione del finanziamento. Una scelta confermata da un post di Crimi sul Blog delle Stelle.


Viene stabilito che il contributo massimo previsto per ogni impresa è pari alla metà dei ricavi complessivi della testata per la quale viene richieste il finanziamento pubblico.

Chi ha diritto oggi al finanziamento pubblico ai giornali ? C hi prende i contributi per l’editoria in Italia. In Italia la stragrande maggioranza dei quotidiani, a partire da quelli più noti e venduti, non riceve contributi diretti da parte dello Stato. E’ con grande orgoglio che vi annuncio che aboliremo il finanziamento pubblico ai giornali ”. E’ quanto ha detto il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi dal palco di Italia Stelle. Il finanziamento pubblico ai giornali di partito.


Alcune delle testate presenti infatti possono essere definite delle autentiche sconosciute. Grillo ha detto che i giornali riescono a vivere grazie ai contributi pubblici. Molti hanno risposto che i contributi dello Stato non esistono più da un pezzo. Ci sono e vanno ad alcune testate.


In percentuale più alta alle piccole e addirittura alle microscopiche, che credevamo scomparse. Scrive Vittorio Alfieri, che è favorevole al finanziamento pubblico ai giornali Caro direttore, torna periodicamente nel dibattito politico il finanziamento pubblico ai giornali. Non solo Radio Radicale, senza fondi pubblici ecco i giornali che rischiano di sparire. Giornali che, sempre a detta di chi stava dall’altra parte del tavolo, parevano più organi di partito che notiziari indipendenti. Più tentacoli dei ras che autorevoli commentari: che, data la loro influenza sull’opinione pubblica, perseveravano ciò che in una situazione di diversa informazione,non sarebbe stato possibile perseverare.


Al di là del testo da neolingua (azzerare il pluralismo… assicurando il pluralismo) la Lega concede ai Stelle uno degli scalpi più ambiti. Più che una battaglia, la revisione del finanziamento pubblico ai giornali è soltanto uno slogan. Per la semplice ragione che gli unici finanziamenti oggi riconosciuti ai giornali riguardano periodici e quotidiani no profit o editi da cooperative a diffusione prevalentemente locale.

Il giugno il Partito democratico ha presentato la sua nuova attività editoriale chiamata “Democratica”. Ieri sera, durante il talk show DiMartedì, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il direttore di Repubblica Mario Calabresi hanno discusso di un tema che torna ciclicamente nel dibattito italiano: il finanziamento pubblico ai giornali. Agenpress – “Noi non attacchiamo ma difendiamo la libertà di stampa. La politica dà soldi che sono serviti a finanziare gli editori, a tenere in piedi giornali che nessuno altrimenti avrebbe comprato.


E malgrado tutto l’emorragia continua, il giornalista è ancora sottopagato, chiudono tre edicole al giorno. Cioè se dei giovani stanno facendo una start up sul giornalismo gli diamo i fondi per incoraggiare il progetto, per andare a regime, stabilizzarsi sul mercato e poi fargli prendere il largo. Varie forme di finanziamento pubblico ai partiti politici sono previste anche dagli ordinamenti di altri Paesi europei, tra cui la Germania, che fa uso dei rimborsi elettorali, e la Francia che ammette sia i rimborsi che i finanziamenti diretti. Tuttavia la concreta cessazione del finanziamento pubblico , così come impostato dalla l.

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